pubblicato il 23.03.20

Un condensato in sette spettacoli

Quest’anno gli organizzatori dell’evento hanno osato compiere la quadratura del cerchio. Fra i circa 200 spettacoli visionati con entusiasmo, interesse e spirito critico, la commissione di selezione ne ha scelti nove, prendendo in considerazione tutti i debutti compresi tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019. Tuttavia, è importante ricordare che le creazioni provengono da tre regioni linguistiche differenti che fanno capo a sistemi di produzione diversi.

La commissione di selezione comprende direttori e direttrici di teatro, registi e registe, giornalisti e giornaliste culturali. I nove membri della giuria hanno privilegiato produzioni che si distinguono per contenuti ed estetica, cercando di dare spazio a nuove tendenze. Il quadro complessivo che ne è risultato è un condensato della stagione teatrale svizzera del 2019.

Fra i criteri di scelta, la priorità  è stata data alla qualità artistica, seguita da attualità, innovazione e dalla capacità di una produzione teatrale di innescare un dibattito. Inevitabilmente, è stata affrontata e analizzata anche la questione di come rappresentare le diverse regioni linguistiche della Svizzera.

Ecco com’è nato il presente programma. Un ulteriore filo conduttore, che la giuria ha cercato di prediligere e che collega la selezione degli spettacoli alle radici stesse del teatro, è costituito dalle domande esistenziali, poste in chiave contemporanea. Infine, nella scelta si è tenuto conto anche  del tema della rappresentanza in ambito teatrale: chi calca la scena, chi decide e per quale pubblico?

Quindi, in questa edizione dell’Incontro del Teatro Svizzero si parla di mutamenti climatici, precarietà, migrazione – e ovviamente d’amore. Si è scelto di includere nel festival produzioni che divergono sia sul piano estetico sia per quanto riguarda le condizioni in cui sono state create.

Jérôme Richer abbatte la quarta parete, dedicando il suo spettacolo dal titolo Si les pauvres n’existaient pas, faudrait les inventerai poveri, presenti anche nella ricca Svizzera. Con ogni probabilità, questi ultimi si tengono lontani dalla sciovia presso la quale, in Ultima neve, Paul e Georg aspettano ancora invano, mentre il regista Jonas Knecht fa sciogliere loro ben altro che la neve sotto gli sci.

Christoph Frick e il suo Theater Klara (insieme alla Kaserne Basel e al Theater Tuchlaube di Aarau) portano invece in scena uno spaccato di realtà globale: quella del traffico di cocaina, di cui il nostro piccolo ricco paese—come suggeriscono le analisi delle acque di scarico—fa ampio consumo. Gli attori rapiscono il pubblico, trasportandolo direttamente nella prigione boliviana di Palmasola. Un’ altra dimensione della realtà sociale è delineata nel semi-documentario Les italiensdi Massimo Furlan, che porta sul palco i rappresentanti di nuovi strati sociali.

L’Incontro del Teatro Svizzero riflette la diversità che contraddistingue il nostro Paese. In L’amore ist nicht une chose für everybody(Loving Kills)del giovane collettivo ticinese Treppenwitz (che, per inciso, due anni fa aveva partecipato al Forum dei giovani professionisti del teatro), l’eterno tema dell’amore incontra questa società plurilingue e multiculturale.

Quest’ultimo aspetto è presente in molte delle produzioni selezionate che sono riuscite ad avvicinare nuove fasce di pubblico al teatro. La fascinazione del pubblico più giovane per Angels in Americadi Tony Kushner, nella prima messinscena del coreografo Philippe Saire e della sua compagnia, rende palese anche la dimensione storica delle arti sceniche.

Nella sua riscrittura de Il giardino dei ciliegidi Čechovla regista Yana Ross porta in scena i propri traumi. Non rimane una sola parola del testo originale, ma la diagnosi cechoviana di cento anni orsono si confà in modo agghiacciante anche al presente.

Nel seguito della Lisistratadi Aristofane immaginato dalla drammaturga Sybille Berg – Nei giardini o Lisistrata Parte 2– la trama evolve in modo distopico fino all’effettivo autoannientamento dell’umanità (o perlomeno degli uomini). Rimane quindi solo il ricordo, come anche nella messinscena altamente musicale e sofisticata di Barbara Frey, tratta dal racconto I mortidi James Joyce. Purtroppo, per motivi tecnici, questi due ultimi spettacoli non potranno essere presentati nell’ambito dell’Incontro del Teatro Svizzero.

In conclusione: rappresentare la produzione teatrale svizzera è possibile? Attraverso gli spettacoli scelti, abbiamo abbozzato il nostro quadro e vi invitiamo a scoprirlo e a discuterne con noi. Il programma dell’Incontro del Teatro Svizzero offre senz’altro un ampio ventaglio di spunti!

Tobias Gerosa, per la commissione di selezione