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  • Le Danse Macabre oder TotenTanz von Martin Zimmerman

    La prima sera, il primo spettacolo del Schweizer TheaterTreffen 2022 al Teatro Coira / Theater Chur. Un bel ambiente con un par di snacks e vino piano per bassare le temperature dei corpi. Una tenda che quasi assomiglia a una stanza horror nei parchi di attrazioni. Questa stanza invece è creata per Martin Zimmerman, l’artista svizzero che stiamo per vedere questa sera. Una breve aneddoto personale. Personalmente, ho sentito parlare di lui da un amico, collega, Felix Baumann quando ancora studiavo alla Dimitri nella era pre-COVID. Ho sentito tante belle cose e mi ho creato un’aspettativa importante devo dire. Durante la pandemia e il periodo dopo, diverse volte ho incrociato sul Internet il trailer ufficiale del Danse Macabre. Mi è sembrato un lavoro molto interessante e stimolante, senza dubbio un passo avanti per Martin, sia nella estetica, sia nel tema che affronta, la profondità che richiede questo tema. Sempre mantenendo il suo stile, naturalmente.

    Siamo nel teatro in una bella compagnia ed è una serata molto promittente. E ora comincia. Lo spettacolo è già in corso e non posso credere che finalmente sono qui, seduto, a vederlo.

    Invece, in realtà lo spettacolo non mi ha colpito tanto come mi ero immaginato. In fatti, magari ho messo troppe aspettative, magari qualcosa dall’altro. E questo qualcosa d’altro scriverò qui nel blog.

    Senza dubbio, lo stile della creazione e del suo movimento, è molto bello ed è a un livello molto professionale. Uguali ai suoi interpreti, un bravo casting super capace di teatro fisico, pantomime, slapstick, contorsionismo, acrobatica, ritmo e recita.  In più, sottolineerei lavoro sui personaggi, cosiddetta caratterizzazione. La scenografia e come la sua parte, i macchinari di scena sono impressionanti. Fanno il suo lavoro e ci impressionano.

    I momenti difficili e punti di domande che mi sono posti, vorrei condividere qua. Già partiamo della situazione drammatica che non è chiara, ne sono sicuro se esiste. Conseguentemente, questa situazione (perché della narrazione non parliamo neanche) non si sviluppa. Diciamo al livello di drammaturgia, non c’è nessuna evoluzione. In connessione con questo, potrei osare e dire che anche i personaggi raramente si interagiscono, per generale esistono separatamente sul palco. I macchinari prendono tanto spazio al livello d’attenzione visuale, ma quello che succedeva tra loro ed interpretati erano un paio di scene simili con i principi di movimento ripetitivi quindi come pubblico, abbiamo vissuto questi momenti come lunghi e quasi noiosi. Last but not least, il tema promittente della Totentanz e della Morte non è veramente affrontata e non sentiamo che l’artista esprime una posizione chiara al merito. Quindi mi chiedevo qual è la relazione tra il titolo e lo spettacolo, oltre a qualche cliché sul macabro e la morte? E poi, personalmente, ero deluso nel fatto di quasi assenza totale del Martin stesso, era molto en passant e non abbiamo capito come il suo personaggio scheletro (La Mort) interagisce con altri e con i vivi.

    Il momento più memorabile e magico per me dal tutto il spettacolo è molto semplice. La Morte esce sul palco con un paio di sacchi per rifiuti, che sono in realtà tamburi, e lui gli suona. Allo stesso momento, il personaggio della donna acrobata si muove con i capelli che volano in cerchio indietro della scena. Piu sul avant-scene, il ragazzo – influencer fa lo stesso movimento. Sembrava un po’ la danza meditativa e ritualisca dei dervish.

    18.05.2022 — Igor Mamlenkov
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